La malattia COVID-19 è caratterizzata da un decorso imprevedibile, che spazia da casi asintomatici fino a gravi infezioni che possono mettere a rischio la vita del soggetto.
Tra i diversi fattori che condizionano l’andamento della patologia, l’età avanzata rappresenta un fattore di rischio aggravato.
I soggetti giovani hanno tipicamente sintomi moderati o addirittura assenti e questo rappresenta un fattore potenzialmente cruciale nella trasmissione della malattia, in quanto rappresentano una quota rilevante della popolazione lavorativa, hanno più contatti sociali e hanno quindi più probabilità di diffondere il virus ad altri individui.
Comportamento di un contatto stretto
Un soggetto che ha avuto contatti ristretti con pazienti positivi al COVID e manifesta i classici sintomi della malattia deve richiedere l’esecuzione del tampone molecolare e rimanere a casa nel rispetto della misura di quarantena per dieci giorni e successivamente ripetere il test.
Invece, un contatto stretto non sintomatico può rimanere in quarantena per 10 giorni e al termine eseguire il test per confermare la fine della quarantena oppure non eseguire alcun test diagnostico e terminare la quarantena dopo 14 giorni.
Diagnosi di infezione da SARS-Cov-2 nei pazienti asintomatici
La diagnosi di infezione da Sars-Cov-2 avviene tramite RT-PCR, una tecnica che consente di identificare la presenza di materiale genetico del virus con elevata sensibilità e specificità.
Esso viene effettuato generalmente per mezzo di un tampone naso-oro-faringeo che raccoglie le secrezioni della mucosa.
Un singolo test negativo non esclude la malattia, in particolare nei casi di persone strettamente a contatto con soggetti positivi, mentre è possibile, ma raro, che il test risulti falsamente positivo, in caso di contaminazione del materiale raccolto.
In ogni caso risulta uno strumento fondamentale per identificare con ragionevole certezza i soggetti che hanno sviluppato l’infezione.
Ruolo degli esami di imaging nei pazienti asintomatici
L’utilizzo degli esami di imaging come la radiografia del torace e la TC toracica è fondamentale per caratterizzare il quadro di polmonite nei pazienti che sviluppano sintomi della malattia e che mostrano un progressivo deterioramento dello stato di salute.
La malattia da COVID-19 si presenta generalmente come una polmonite interstiziale bilaterale con opacità a vetro smerigliato e consolidamento alla radiografia o alla TC del torace.
Nei soggetti asintomatici o lievemente sintomatici l’imaging radiologico non rappresenta un criterio diagnostico per l’infezione da Sars-Cov2, ma è in grado di evidenziare l’eventuale polmonite che ad essa si può associare.
Diversi studi hanno rilevato la presenza di anomalie radiologiche (come opacità e consolidamento bilaterale a livello polmonare e alterazioni delle vie aeree) in soggetti asintomatici e questa prevalenza è maggiore nei soggetti sopra i 30 anni rispetto a persone più giovani.
Nel caso in cui l’infezione colpisca i polmoni, si è notata una correlazione diretta tra l’evoluzione del quadro radiologico e lo stato di salute del paziente.
Nel caso in cui una radiografia del torace mettesse in evidenza un addensamento polmonare, si dovrà ricorrere a un tampone molecolare per confermare la diagnosi di COVID-19 in quanto la radiografia da sola non è sufficientemente specifica. Allo stesso modo una radiografia negativa non esclude la diagnosi di infezione da Coronavirus.
Cosa avviene a livello dei polmoni nella malattia Covid
Nella fase iniziale, corrispondente ai primi quattro giorni, la radiografia è caratterizzata da addensamenti sfumati, nella parte inferiore dei polmoni mentre il paziente può presentare sintomi scarsi o assenti.
Successivamente si può assistere ad un peggioramento dello stato di salute del paziente che presenterà tipicamente febbre, tosse e difficoltà respiratoria (dispnea ingravescente).
La radiografia metterà in evidenza un aumento degli addensamenti che si traduce visivamente in polmoni che appaiono sempre più “bianchi”.
Dapprima si assiste ad un interessamento interstiziale, cioè della porzione del polmone che circonda gli alveoli, delle piccolissime sacche in cui avvengono gli scambi di ossigeno e anidride carbonica.
Con l’avanzare della malattia, nei soggetti che sviluppano le forme più severe, c’è una progressione verso un danno alveolare diffuso, con severa compromissione della funzione respiratoria, evidente all’esame clinico del paziente e all’imaging con TC ad alta risoluzione.
La guarigione dei tessuti, che riflette gli esami di imaging, è più lenta di quella clinica per cui anche se l’infezione è passata e il paziente ha ripreso il benessere iniziale, il tessuto polmonare può risultare ancora alterato alla radiografia o alla TC e richiedere del tempo per ristabilirsi.
Lo studio del COVID-19 con TC nei pazienti asintomatici al Centro Igea
Al Centro Igea Sant’Antimo è possibile eseguire gli esami diagnostici attraverso tecniche di imaging per studiare lo stato della malattia da Covid-19 anche nei pazienti asintomatici.
Il Gruppo Igea nelle sedi di Sant’Antimo e Grumo Nevano dispone delle tecnologie più avanzate per la diagnostica ed esegue tutte analisi di laboratorio necessarie.
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I contenuti di questo articolo sono pubblicati esclusivamente a scopo informativo, pertanto non possono sostituire in alcun modo il rapporto diretto Medico-Paziente e la valutazione dello Specialista.
Bibliografia
