Il fumo di terza mano, cos’è
Il fumo di terza mano è il residuo chimico del tabacco che si attacca a vestiti, pareti, mobili, moquette, cuscini, capelli, pelle e altri materiali dopo lo spegnimento della sigaretta.
I residui della nicotina penetrano nella pelle e nei vestiti di un fumatore anche quando fumano all’esterno. Le tossine del tabacco possono persistere sulla superficie degli oggetti per settimane e persino mesi dopo l’assorbimento del vapore di nicotina.
Il fumo di sigaretta contiene, infati, almeno 4000 sostanze chimiche e oltre 50 sostanze cancerogene, che non tendono a scomparire nel breve periodo di tempo.
I componenti tossici nel fumo di terza mano sono acido cianidrico, butano, toluene, arsenico, monossido di carbonio e il polonio-210, che è cancerogeno e altamente radioattivo.
Usare i ventilatori e aprire le finestre non è sufficiente per eliminare il fumo di terza mano.
Rischio del fumo di terza mano associato ai bambini
Neonati e bambini sono a maggior rischio rispetto agli adulti, perché hanno una maggiore esposizione ai depositi di tabacco sulle superfici di mobili e vestiti: mentre gattonano e giocano tendono a toccare e talvolta a ingoiare quei residui, permettendo così alle sostanze di entrare nei loro corpi.
Le particelle di tabacco sono state associate anche a deficit cognitivi tra i bambini: maggiore è il livello di esposizione al tabacco, maggiore è il rischio di ottenere deficit di lettura.
Gli scienziati hanno collegato il fumo passivo alle malattie polmonari e respiratorie dei neonati, alle malattie cardiovascolari e all’aumento delle possibilità di contrarre asma, otite media (infezione dell’orecchio medio) e sviluppo di un fisico scarso.
Il rischio persiste anche se il genitore non fuma in presenza del bambino: chi fuma ha un’irritazione cronica alle vie respiratorie, e diffonde i germi tramite il respiro, contagiando il bambino.
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