Gonfiore addominale, stress, difficoltà digestive. Sono tante le cause che possono portare a sviluppare un rapporto problematico con il cibo. Secondo le statistiche però un italiano su quattro è convinto di essere intollerante a qualcosa e spesso intraprende senza alcun motivo fondato una dieta restrittiva. Con il risultato che il problema di partenza non solo non si risolve, ma può addirittura peggiorare, con l’aggravamento di altre problematiche dovute a una dieta non bilanciata.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Paoletta Preatoni, gastroenterologa di Humanitas.
Una dieta scorretta porta a carenze nutrizionali
Privarsi di intere categorie di alimenti, per via di una sospetta intolleranza che non è mai stata diagnosticata porta a carenze di vitamine o altri micronutrienti che, nelle forme più severe, possono sfociare in anemia, fragilità ossea, atrofie muscolari e altri problemi fisici. La disinformazione porta però le persone a prendere di mira determinati alimenti, che vengono così totalmente esclusi dalla dieta.
“Diagnosticare le intolleranze è esclusivo compito del medico – ha detto la specialista di Humanitas, spiegando che come negli ultimi anni sia cresciuto un pericoloso fai da te in questo settore -: i sintomi infatti possono variare da persona a persona e devono quindi essere chiariti da ben precisi test diagnostici”.
Quello che la medicina riconosce
Le uniche intolleranze che oggi la medicina riconosce sono quelle al lattosio e al glutine (da cui la diagnosi di celiachia). Tutto il resto riguarda condizioni non patologiche in cui il confine è sottile e necessita perciò di una valutazione ad hoc.
Fonte: Humanitas Salute
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